Il Grande Spirito (di e con Sergio Rubini, Italia 2019, 113′) incomincia con una rapina, quando Tonino, soprannominato “Barboncino”, sottrae ai suoi complici la borsa che contiene i gioielli e i contanti rubati. Si arrampica sui tetti, braccato dagli altri della banda, e si nasconde in una stanzetta all’ultimo piano di un vecchio caseggiato. Il luogo è abitato da un individuo solitario, Renato, che – però – si fa chiamare Cervo Nero ed è convinto di appartenere a una tribù di indiani. Tonino lo chiama subito “mi-no-ra-to”, ma presto ha bisogno di lui e tra i due nasce uno strano rapporto di amicizia, motivata dal comune stato di emarginazione…
Esistono raramente film di finzione che si possano identificare totalmente con un territorio. Il Grande Spirito trasuda Puglia in tutte le possibili maniere. Prima di tutto dal dialetto in cui sono recitate alcune scene, e soprattutto dalle diverse location dove è stato girato alla fine dell’autunno 2017 tra il il mar Piccolo e il quartiere Tamburi di Taranto. La città non viene mai nominata, pur se è riconoscibile dallo skyline dello stabilimento siderurgico.
Per ovvi motivi anche il cast si compone di artisti pugliesi: ecco Bianca Guaccero originaria di Bitonto improbabile amante del protagonista e Ivana Lotito, nata a Manfredonia e vissuta a Corato, nelle vesti di una donna che aiuta e assiste Cervo Nero. E poi Serena Tondo di Nardò e Ilaria Cangialosi, barese come gli attori Totò Onnis e Nicola Valenzano, e infine Pierluigi Corallo e Ivan Dario Buono, entrambi di Trani. Unico “extra-territoriale” è Rocco Papaleo, l’attore della vicina Lucania che affronta con grande bravura il ruolo di Cervo Nero.
Per tutti questi motivi il film è stato presentato a Bari in Anteprima al Bif&st dal direttore artistico Felice Laudadio, dal critico Enrico Magrelli e dalla presidente di Apulia Film Commission, Simonetta Dellomonaco, in una serata piena di siparietti, improvvisati dall’affiatato duo Rubini-Papaleo, alternati a momenti di serietà, in cui il regista ricorda: «Trenta anni fa con Procacci abbiamo creduto che questa terra fosse un luogo del cinema: allora insieme abbiamo iniziato il nostro percoso con il film “La Stazione”, il primo prodotto da Fandango.»
C’è una frase che racchiude lo “spirito” del film: «Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche…»: è una citazione di Toro Seduto, che colpisce – tra gli spettatori in sala – in particolare il governatore della Regione, Michele Emiliano. E tutta la Puglia si ritrova nella regia di Sergio Rubini di Grumo Appula, nel produttore Domenico Procacci di Santo Spirito, e perfino nel distributore Luigi Lonigro, direttore di 01 Distribution, che abita a Mola di Bari, il quale comunica che il film esce nelle sale Giovedì 9 Maggio.
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